"Sì vabbè.... però oggettivamente se fosse stata in cucina a preparare tagliatelle (cosa degnissima, che con ogni probabilità non sa fare), non si sarebbe fatta male tesoro", è questo il commento apparso pubblicato sul suo profilo Linkedin dal preside del liceo scientifico Vieussieux di Imperia Paolo Auricchia.
Ad Auricchia risponde sdegnata la consigliera di parità regionale Laura Amoretti.
Il 24 febbraio 2024, durante la partita di calcio Betis-Athletic Bilbao, viene immortalata da uno scatto l'immagine del volto della guardalinee Guadalupe Porras Ayuso pieno di sangue.
Il primo impulso, indotto purtroppo dalla fitta cronaca, è pensare subito ad un atto di violenza, ma nulla di tutto ciò. Si tratta di un incidente, tra l’altro totalmente imputabile a un operatore televisivo. La guardialinee, mentre correva a seguire l'azione, si è infatti scontrata con una telecamera maldestramente posizionata, ferendosi in modo serio al volto. Dispiaciuta per l'incidente, ma un sospiro di sollievo: nessuna violenza di genere contro una donna. Ma la violenza in realtà arriva dopo.
Perché le parole hanno un peso, che diventa quello di un macigno quando mettono in fila sostantivi, verbi, aggettivi che diventano esprimono una cultura oggi insostenibile e intollerabile. Cosa che purtroppo è accaduta già nell’immediatezza dell’evento, quando i social sono stati inondati da pesanti battute sessiste la più leggera delle quali è stata “ora vai a cucinare qualcosa ai bambini a casa”. Il tutto però viene oggi moltiplicato enormemente nel suo peso nel momento in cui si guarda chi quelle parole le pronuncia. Leggo infatti, insieme a tanti, su Linkedin un commento visibile a tutti che "recita" testualmente: "Sì vabbè.... però oggettivamente se fosse stata in cucina a preparare tagliatelle (cosa degnissima, che con ogni probabilità non sa fare), non si sarebbe fatta male tesoro"
Pesante, molto pesante. Scritto anche in una tempistica ancor più stonata: nella settimana in cui si celebra, non tanto la festa, ma il percorso dell'emancipazione femminile. Ma ancor più stonato è il fatto che chi scrive è un dirigente scolastico, l'attuale dirigente scolastico proprio di un importante liceo imperiese, per inciso, lo stesso che io e i miei figli abbiamo frequentato.
Il mio primo impulso, molta rabbia a cui segue delusione per poi finire nella tristezza. Triste ripensare al professor Paolo Auricchia, seduto ad assistere in prima fila quale “Preside” del Liceo Vieusseux di Imperia, proprio lo scorso venerdì 8 marzo, all'evento: "Pillole di Emancipazione: parole e musica", evento sull'emancipazione femminile dal mondo classico ad oggi e nella canzone italiana; argomenti trattati proprio dai suoi studenti, le ragazze e i ragazzi del liceo Vieusseux.
Leggo e rileggo allibita, perchè quello stesso dirigente scolastico, oggi protagonista negativo sui social, era seduto a promuovere la parità di genere accanto a quelle stesse insegnanti che, per il Liceo Vieusseux, hanno progettato e costruito l'iniziativa. Allora chiedo al dirigente scolastico Paolo Auricchia di poergere esplicite e formali scuse a tutte le ragazze iscritte al Liceo Vieusseux, e alle loro e ai loro insegnanti, che con capacità e competenza sanno dare vita alla cultura per la parità di genere.
Chieda scusa a loro e a tutte le donne che ogni giorno rivendicano il valore delle proprie capacità e competenze, a tutti gli uomini che rispettano il valore dell'essere diversi e diverse e non per ultimo, alle Istituzioni che lavorano per il raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2030. Infine rivolgo, da donna, un appello a tutti gli uomini: insegnate agli uomini, che rimangono ancora ancorati ad una cultura anacronistica e svilente del genere umano, che insieme, donne e uomini, possiamo, possiamo rendere più ricca la nostra società".