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Attualità | 08 marzo 2024, 07:11

8 Marzo, le storie di quattro donne imperiesi forti, coraggiose e creative

La prospettiva femminile vista da quattro punti di vista diversi

8 Marzo, le storie di quattro donne imperiesi forti, coraggiose e creative

In occasione dell’8 marzo abbiamo dato voce a quattro donne imperiesi: Gabriella Manfredi, Antonella Micali, Stefania Modesti e Silvia Chessa.

Gabriella Manfredi ora direttrice della Medicina penitenziaria nelle carceri di Imperia e Sanremo e medico volontario della Lilt, ha iniziato la propria carriera come chirurga, quando nel 2013 è stata fondata la onlus Sorridi con Pietro ha iniziato a occuparsi di cure palliative, diventando responsabile incaricata dell’Hospice e Cure palliative dell’Asl 1 Imperiese, racconta della sua esperienza: “Mi rendo conto che le donne possono essere condizionate dal loro esser donna, ma non mi è capitato, sono stata fortunata. Non mi sono mai posta in una condizione di vittima e in situazioni di sopruso ho reagito. Mi rendo conto che ci sono condizioni in cui reagire è difficile: se potessi darei più tutele alle donne discriminate che denunciano, ma a cui non è garantita la necessaria tutela”.

Antonella Micali, avvocata che si occupa di diritto di famiglia, è stata tra le prime a laurearsi, in giurisprudenza, al Polo universitario imperiese: si divide tra il ruolo di mamma, di avvocata e di attrice nella compagnia filodrammatica "Il ramaiolo in scena".  “Mi piacerebbe insegnare alle mie due figlie a non farsi scoraggiare da nessuna delusione o mortificazione. Ci si può sempre rialzare. A mio figlio, invece, insegno a rispettare le donne, a portarle come un fiore in mano”.

Stefania Modesti, docente di lingua e civiltà tedesca all’I.I.S. G. Ruffini e, dal 2018, presidente dell’Istituto di cultura italo-tedesca affiliato al Goethe-Institut, riflette sul significato della Festa della Donna: “È una giornata inflazionata, ha assunto un valore commerciale. Non è un’occasione per festeggiare o per andare a cena con le amiche. Piuttosto, può essere un momento per ricordare quelle donne, eroine, che combattono per i propri diritti, pagando anche con la vita, come Armita Garawand (la ragazza iraniana di diciassette anni morta dopo essere stata aggredita dalla polizia morale perché non indossava correttamente l’hijab)”.

Silvia Chessa, neo mamma giovanissima che lavora nell'attività di famiglia, la Bottega del Caffè di via Cascione, dove si occupa della produzione a mano di bomboniere per cerimonie ed eventi: "Non serve un giorno dell’anno per festeggiare la donna, ma dovrebbe essere così tutto l’anno".

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