Dopo 22 anni, Stefano Delfino non è più direttore artistico del Festival teatrale di Borgio Verezzi, che la scorsa estate ha registrato il record di pubblico tra sold out e pienoni con il 93% di biglietti venduti, il sindaco Renato Dacquino gli ha revocato l’incarico a seguito di “insuperabili divergenze” con l’Amministrazione comunale.
“Sono stato esonerato come Mourinho”, sorride Delfino, che dal 1973 ha collaborato all’organizzazione della manifestazione con compiti diversi, prima nell’ufficio stampa e poi come consulente. Per quali motivi? “Pesanti ingerenze sulle mie scelte artistiche. Fatto mai accaduto nei precedenti rapporti con quattro diverse Amministrazioni”.
E prosegue l’ormai ex direttore, che ha sempre svolto questa mansione per pura passione, a titolo gratuito: “Prima ci sono state incomprensioni sul budget assegnato e sul numero delle serate, con motivazioni pretestuose, quindi - dopo la presentazione del programma - mi è stato contestato il mancato inserimento in cartellone di uno spettacolo, particolarmente caldeggiato dal Comune”.
E non solo, tra dimissioni accettate fulmineamente prima ancora che fossero rassegnate ed elogi palesemente farlocchi, perché le parole contraddicevano i fatti, “l’impressione, a giudicare da alcuni segnali, letti con il senno di poi, è che si sia colta la palla al balzo, di fronte a resistenze di carattere etico, per sbarazzarsi di un collaboratore scomodo perché coerente e incapace di genuflettersi”.
Quello di Delfino era un cartellone ricco e immaginato come un libro, la cui copertina erano gli spettacoli itineranti nelle grotte con argomenti letterari: apertura ai primi di luglio, con Davide Diamanti e Uno sguardo dal palcoscenico di Cairo Montenotte, e chiusura a Ferragosto con Cloris Brosca e il Teatro dell’Albero di San Lorenzo al Mare.
In mezzo, come tanti capitoli, gli appuntamenti in piazza Sant’Agostino: da Toc Toc con Laura Curino, Max Pisu e Antonio Cornacchione, a Il cappotto di Janis con Roçio Munoz Morales; dall’Anfitrione di Plauto con Emilio Solfrizzi, a una curiosa Locandiera lirica; da Elena la matta, con Paola Minaccioni ai figli d’arte Marianna e Marco Morandi in A letto senza cena e Rosita Celentano ne L’illusione sentimentale; da Fabio Canino in Ma che cosa hai in testa? a Calcoli con Blas Roca Rey, Giancarlo Ratti, Salvatore Marino e Monica Rogledi, dagli acrobati circensi The Black Blues Brothers a Age Pride, con Alessandra Faiella.