Eventi - 24 gennaio 2024, 08:25

Imperia: lo ‘Spazio Vuoto’ celebra il ‘Giorno della Memoria’, con ‘Storia di un uomo magro’

Domenica in scena il teatro di narrazione di Paolo Floris

Imperia: lo ‘Spazio Vuoto’ celebra il ‘Giorno della Memoria’, con  ‘Storia di un uomo magro’

Secondo appuntamento per “Civediamolì!”, la stagione 2024 del teatro imperiese Lo Spazio Vuoto. Con una consuetudine che ha da sempre caratterizzato i cartelloni anno dopo anno, anche quest’anno Lo Spazio Vuoto vuole celebrare il Giorno della Memoria. Lo farà con lo spettacolo in scena domenica alle 17, “Storia di un uomo magro”, di e con Paolo Floris, attore cresciuto artisticamente con Giancarlo Sammartano e Ascanio Celestini, impegnato nel teatro di narrazione per raccontare la storia italiana partendo dalla ricerca antropologica sul campo.

“Storia di un uomo magro” è ispirato infatti a una storia vera, quella raccolta dallo scrittore e giornalista Giacomo Mameli nel libro “La ghianda è una ciliegia” (Il maestrale, 2020), che racconta le peripezie di Vittorio Palmas, di Perdasdefogu, Sardegna, morto qualche anno fa alle soglie dei 106 anni. La grande storia è fatta di tante piccole storie, storie di piccoli paesi e di piccoli uomini, resi grandi dalla sofferenza e dalla drammaticità degli eventi bellici. “Storia di un uomo magro” è la storia di uno di loro, magro e povero “che vive in un paese povero, con gente che vive in case povere, senza luce”. Magro… Ma non troppo magro per partire e “andare a fare la guerra”. Magro ma non così magro per imbracciare un fucile e andare in Jugoslavia; una missione semplice, avevano detto, che però si trasforma presto in un inferno: neve e gelo con le scarpe di cartone a combattere una guerra persa in partenza. L’armistizio dell’8 settembre sembra ridare speranza. E invece Vittorio, sempre più magro, da soldato si trasforma in prigioniero di guerra. E dalla Jugoslavia viene portato in Germania nel campo di concentramento di Bergen Belsen (dove morì Anna Frank). Tutti i prigionieri erano pesati: sotto i 35 chili si veniva uccisi. Nel 1944,  quando sale sulla bilancia, Vittorio pesa 37 chili. “Sono vivo per due chili”: così dirà.

“Storia di un uomo magro” è la storia di un piccolo grande eroe italiano, sardo, magro, ma non così magro da essere bruciato in un forno dai tedeschi. È la storia di un uomo magro che resterà vivo per due chili. Una pagina di storia rimasta a lungo dimenticata nel dopoguerra, perché gran parte dei sopravvissuti, nella disperata volontà di voler cancellare ogni ricordo, ha tenuto per sé tutte le sofferenze patite. Da questa storia prende vita il monologo di Paolo Floris, una narrazione che riprende i ricordi di Vittorio e, nonostante il contenuto drammatico, riesce a essere leggera.

Solo in scena, Floris racconta la vita di Vittorio sfiorando lo stile fiabesco, “utilizzando” la sua testimonianza per raccontare la storia di tanti uomini comuni, trasformati in eroi dalla violenza delle esperienze vissute. E come in qualsiasi favola che si rispetti, “Storia di un uomo magro” ha un dolce lieto fine, che non toglie però drammaticità alla realtà vissuta dai nostri nonni. La memoria rimane se viene raccontata, così ha fatto Vittorio Palmas, così ha fatto Giacomo Mameli attraverso il suo libro e così fa, tramite il palcoscenico, Paolo Floris.

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