Sono passati 106 anni dalla nascita di Alessandro Natta e Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista ricorda la figura del politico imperiese, ha rispolverato un articolo pubblicato sei anni fa per ricordare la data del 7 gennaio, giorno del compleanno del politico imperiese.
L'allora senatore del Pci D'Angelosante gli presentò Natta con tono dispregiativo/canzonatorio, come "giovane rossandiano". "Natta sorprendendolo -ricorda Acerbo - mi abbracciò esclamando: "meno male che abbiamo giovani compagni che studiano".
"Lo ricordo come segretario vigliaccamente rottamato da una classe dirigente di giovani quarantenni ambiziosi che in 25 anni hanno distrutto la sinistra italiana.
Lo ricordo come primo firmatario con Pietro Ingrao della mozione del no alla liquidazione del PCI, un no che non era motivato da orientamenti conservatori o identitari ma dalla rivendicazione del patrimonio originale dei comunisti e del movimento operaio italiano. Natta fu l'ultimo segretario del PCI, dopo Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer (secondo il noto slogan che dimenticava Bordiga). Era un dirigente comunista formatosi nel "partito nuovo" di Togliatti in cui era entrato al ritorno dalla prigionia alla fine della guerra (http://www.anpi.it/donne-e-uomini/758/alessandro-natta). Magri lo definisce nel suo "Il sarto di Ulm" come "il conciliatore" diventato segretario a causa dell'improvvisa morte di Berlinguer:
"prevalse a larga maggioranza un uomo di grandi virtù (cultura, correttezza, esperienza, autonomia di giudizio), ma anche di grande prudenza nel manifestare o provocare dissensi, non per conformismo, ma perché preoccupato in primo luogo dell’unità del partito e dei riflessi che ogni contrasto poteva
avere sulla pubblica opinione, Alessandro Natta. Che da tempo si era messo in disparte, non ambiva a fare il segretario, nel partito godeva di grande rispetto ma limitata popolarità, e che scelse come braccio destro Aldo Tortorella, uomo di fervide idee ma di altrettanta prudenza.
"Se si vuol sintetizzare in poche parole e in modo un po’ scherzoso l’ispirazione dei brevi anni della segreteria di Natta, si può dire che voleva portare avanti la politica di Berlinguer ma limitandone le asprezze e, quanto più possibile, con il consenso di Giorgio Napolitano. In anni normali, e quando esiste un’unità di fondo, questo tipo di sforzi conciliatori, che non escludono differenze tattiche, possono riuscire. Ma quelli non erano anni normali.In tempi come questi emerge la distanza enorme tra lo stile e lo spessore di dirigenti politici come Alessandro Natta e la pochezza anche etica e umana delle attuali classi dirigenti, in particolare di quelle che pretendono di rappresentare la sinistra", conclude Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista.