Attualità - 05 gennaio 2024, 07:01

Visite di fine anno del Partito Radicale nei due istituti di pena della nostra provincia

"Una importante novità dell’ultimo periodo - dicono dal Partito Radicale - è l’arrivo di nuovi Direttori che ha portato la nostra Regione ad essere coperta nei ruoli apicali in tutti gli Istituti come non avveniva da diversi anni"

Anche quest’anno il Partito Radicale durante le festività ha fatto visita negli istituti penitenziari di tutta Italia, accompagnato in questa occasione dai rappresentanti dell’associazione italiana giovani avvocati.

Nella nostra provincia le visite sono iniziate a Sanremo, il 22 dicembre e, il 3 gennaio ad Imperia. "Una importante novità dell’ultimo periodo - dicono dal Partito Radicale - è l’arrivo di nuovi Direttori che ha portato la nostra Regione ad essere coperta nei ruoli apicali in tutti gli Istituti come non avveniva da diversi anni, a Imperia la nuova Direttrice è la Dottoressa Caterina Tancredi, a lei avremmo voluto chiedere come intende operare nei prossimi mesi, ma purtroppo ieri non era presente e l’appuntamento è rinviato alla prossima occasione". 

"Ad Imperia - prosegue - abbiamo trovato l’istituto in condizioni simili alla scorsa estate: 68 i detenuti presenti su 53 posti di capienza regolamentare, 43 sono stranieri, ben 35 hanno condanna definitiva, 35 sono anche i tossicodipendenti seguiti dal Ser.T. (3 in trattamento con farmaci sostitutivi), soltanto 2 i detenuti in art. 21 (di cui uno interno) e 1 semilibero. L’area sanitaria occupa sempre il medesimo spazio angusto e inadeguato, il progetto di spostarla negli spazi più ampi nel seminterrato è stato rinviato, non c’è copertura h 24 (ma la presenza del medico dalle 8 alle 20 è assicurata anche sabato e festivi diversamente da Pontedecimo), il dirigente medico è da qualche tempo in condivisione con Sanremo ed è la Dottoressa Manfredi, 5 i medici che si alternano, il dentista viene una volta alla settimana, lo psichiatra è quello del Ser.T. ed entra in istituto soltanto una volta al mese. Proprio gli spazi sono il problema peggiore: ai 3 piani detentivi non ce ne sono per la socialità, l’unica saletta è ricavata nel seminterrato, le celle (da 2 e da 4) non sono certo ampie e le prime per metratura sarebbero singole, i pannelli alle finestre delle celle tolgono luce e riproducono le  situazioni delle bocche di lupo (oggi fuorilegge) di cui si intravede dall’esterno il vecchio profilo, non c’è un campetto, i due cortili sono piccoli e uno in questo periodo è chiuso per lavori; nelle celle il riscaldamento funziona bene, ma permane un problema di qualità dell’acqua che andrebbe affrontato e di odori sgradevoli (fognari) che filtrano dalle docce, le suppellettili non sono state sostituite nell’ultima ristrutturazione e sono vecchie e in cattivo stato. Le celle sono aperte da mattina a sera al secondo piano (la sezione a trattamento intensificato), solo 4 ore (+3-4 eventuali di saletta socialità) al piano terra e al primo. L’area trattamentale è stata ricavata nel sottotetto anni fa con biblioteca, aulette, una piccola palestra e un saloncino dove si fa teatro e si tengono proiezioni ed è l’unica che si visita volentieri, ma in una giornata in cui non ci sono operatori se ne notano anche le dimensioni ridotte, è importante sia dotata di un impianto di condizionamento (come si era già deciso di fare nel 2021) perchè d’estate è arroventata e diventa altrimenti poco utilizzabile. L’altro grande problema è la presenza di molti detenuti con condanna definitiva e pena residua breve che non riescono ad accedere a misure alternative per le condizioni di indigenza e la mancanza di una possibile residenza all’esterno; nasce da questo piuttosto che da un aumento dei reati il ritorno al sovraffollamento (oltre 60.000 detenuti ormai per 47.000 posti più presunti che reali), servirebbero misure deflattive come la proposta di legge di Giachetti sulla liberazione anticipata per fronteggiarli. Spicca in negativo anche il dato dell’unico semilibero e di soltanto 2 articoli 21, qualche anno fa se ne contavano diversi di più. L’area pedagogica (2 gli effettivi previsti) può contare stabilmente solo sulla Dottoressa Bonfà, sarebbe utile quindi l’arrivo di un secondo educatore. La Casa Circondariale ha sempre avuto un buon rapporto con la città e vede un discreto numero di volontari e associazioni attive in carcere, servirebbe incrementarlo per portare qualche attività lavorativa in carcere (gli unici locali atti ad ospitarne ci sono sembrati quelli del seminterrato) e aumentare le occasioni di lavoro esterno promuovendo dei progetti in tal senso; ci sembra l’unico modo di fare fronte alla mancanza di spazi e migliorare la situazione di questo piccolo istituto".

"A Sanremo ci ha ricevuto la Direttrice Cristina Marrè con cui ci siamo a lungo confrontati. Erano 251 i presenti (su 223 posti regolamentari) dopo i recenti sfoltimenti (si era arrivati a 290 detenuti), 151 sono stranieri, ben 197 hanno una condanna definitiva, 72 i tossicodipendenti, sono presenti 5 ergastolani (tutti ostativi), uno di loro ottantenne; nel personale di custodia sempre in attesa di essere colmate le carenze che riguardano ispettori e sovrintendenti. Buone notizie sono l’arrivo di 2 mediatori culturali e 1 linguistico (figure che mancavano da anni nelle carceri liguri), il ritorno già da qualche tempo di un dentista (4 volte a settimana), il rinnovo dell’accordo con lo psichiatra Ardissone con incremento a 25 ore settimanali della sua presenza in istituto, l’accertamento dei problemi di qualità dell’acqua con la disposizione di un intervento sulla valvola anticorrosione e sull’addolcitore che dovrebbe risolverli – di alcuni sapevamo già dalla risposta di Nordio all’interrogazione di Giachetti – e sicuramente l’arrivo di alcuni nuovi progetti finanziati dalla Regione che coinvolgeranno tutti gli istituti (uno di questi riguarda il Padiglione C) e potrebbero portare a una maggior presenza di volontari e associazioni, ma il loro peso sarà da valutare fa qualche tempo. Inevitabilmente abbiamo posto domande sulla vicenda di Alberto Scagni, sulla sua infelice collocazione in un cella da 4 (quando al Padiglione C sono quasi sempre da 2), sull’incauta scelta dei compagni di cella, sulla gestione della sorveglianza a vista e i tempi dell’intervento, non ricevendo risposte visto che l’inchiesta è in corso. Ce ne siamo poste anche altre sulla scelta di trasferirlo visto che correva rischi di incolumità in un istituto e un reparto che aveva già visto altri episodi gravi, ma qui è l’Amministrazione che dovrebbe spiegarlo. Quello che abbiamo ricavato visitando il reparto è che il giorno precedente c’era già stata una lite in cella e che questo segnale non era stato colto, l’arrivo degli agenti dopo l’allarme dato dai detenuti pare sia stato molto rapido, ma lunghissima l’attesa di un ordine di intervento, circa 4 ore in cui Scagni è rimasto inerme in balia dei suoi seviziatori. Ora dal regime aperto si è passati alla chiusura a regime ordinario (4 ore di aria più 3-4 in saletta socialità), ma non era l’apertura a creare il problema, bensì il fatto che ai due piani detentivi non vi fosse alcuna presenza di agenti durante il giorno ed era stato lamentato molte volte dai detenuti stessi. Sempre da loro (anche negli altri reparti) viene segnalata una situazione ancora tesa dopo la recente rissa tra italiani e stranieri che ha visto una ventina di detenuti finire al pronto soccorso, ci sembrano situazioni su cui vigilare per recuperare il controllo dell’istituto ed evitare nuovi episodi".

"Riguardo invece l’incremento delle opportunità di lavoro (interne ed esterne) e dell’attività trattamentale che potrebbero finalmente cambiare il volto di Sanremo e migliorare la situazione a Imperia c’è molto da fare e a nostro avviso l’istituzione della figura di un Garante locale (in particolare a Sanremo) sarebbe di grande e determinante aiuto. La Spezia sta per dotarsene, la Regione Liguria e il Comune di Genova lo hanno fatto già nel 2022 con buoni risultati, potrebbe essere una grande opportunità per Sanremo Valle Armea se la politica locale saprà coglierla". 

Redazione