Massimo Zorniotti è un volto notissimo del rugby imperiese. La sua è una vera e propria vocazione che da otto anni prova a trasmettere anche ai ragazzi in età scolare. Una persona che crede nei valori di questo nobile ed antico sport e che cerca di condividerli anche con i meno fortunati o con chiunque abbia bisogno di integrazione e di socializzazione.
Negli anni Zorniotti ha attivato in parecchie scuole il progetto ‘Rugby per tutti’. Un programma che coinvolge istituzioni importanti come la stessa Federazione Italia Rugby ed il ministero dell’Istruzione.
RUGBY PER TUTTI
“Io mi occupo di sviluppo per la Federazione Italia Rugby da otto anni. È una figura istituita dalla ‘Federazione Rugby per Tutti’, un movimento nato anch’esso otto anni fa. Questo movimento ha voluto mettere sul territorio delle persone che si occupassero di promozione e di sviluppo di questo sport. Abbiamo organizzato tutto il settore a livello regionale, siamo due per regione e ci siamo divisi le competenze territoriali. Il primo passo è stato quello di pensare a come promuovere il rugby. Ed è in virtù di questo che la Federazione ha firmato un protocollo d’intesa con il ministero dell’Istruzione".
"La nostra è l’unica Federazione sportiva dove gli istruttori sono considerati al pari degli insegnanti per andare nelle scuole e fare attività. Chiaramente previa autorizzazione dell’Istituto scolastico e su presentazione di progetti. Abbiamo preso come primo obiettivo le scuole e abbiamo cominciato a farci conoscere inviando i nostri progetti e abbiamo iniziato a raccogliere dei consensi. Questo anche perché negli Istituti mandiamo dei tecnici federali che lavorano presso i club e selezioniamo ragazzi laureati in scienze motorie".
"Parliamo di addetti ai lavori altamente qualificati e preparati. Noi abbiamo collaborato con tutti gli Istituti della provincia, fino ad Albenga. In maniera particolare si è aperto uno stretto rapporto di reciproca collaborazione con l’Istituto Ruffini di Imperia. Con loro già tre anni fa abbiamo siglato un accordo insieme alla Federazione Italiana Rugby che patrocina il corso di Manager dello Sport che è poi stato inserito nell’offerta formativa del Ruffini. Noi seguiamo tutto il quinquennio delle superiori. Al momento contiamo una terza classe, due seconde e una prima”.
IL SOCIALE
Zorniotti si spende nel sociale mettendo i sani principi del rugby al servizio dei meno fortunati: “Adesso la nostra attenzione è rivolta a ragazzi con problemi fisici o mentali per i quali stiamo facendo di tutto per integrarli nel contesto sportivo. Stiamo formando e specializzando persone per il ‘rugby integrato’. È uno sport non soltanto rivolto a ragazzi con problematiche, ma anche a persone con situazioni sociali che non gli permetterebbero di fare rugby o di fare un qualsiasi tipo di sport. Ed è per questo che abbiamo deciso di collaborare con i servizi sociali di Imperia e Pontedassio. A noi vengono segnalati dei ragazzi che avrebbero bisogno di fare della attività fisica per via di situazioni familiari particolari e che sono già assistiti dai servizi sociali. In base a quanto ho potuto constatare nel tempo, il ragazzo che fa sport si integra con i propri coetanei, conosce altre realtà dove ne viene facilitata l’integrazione. Succede anche a stranieri e persone con problematiche di vario genere. Quindi la collaborazione coi servizi sociali permette a questi ragazzi di fare delle attività che diversamente non gli sarebbe stato possibile praticare. Noi abbiamo deciso di puntare sul rugby come mezzo di socializzazione e di integrazione perché lo riteniamo un veicolo davvero importante di trasmissione di valori”.
LA FORMAZIONE
Per via di alcuni luoghi comuni infondati, i genitori potrebbero essere restii a far praticare il rugby ai propri figli a scuola. Zorniotti ci spiega nulla viene lasciato al caso e che il gioco si svolge in totale sicurezza: “Molte volte il rugby viene visto da fuori come uno sport violento. In realtà è sì uno sport di combattimento e di contatto ma così come judo, karate ed altri sport che prevedono un contatto fisico tra le persone. Il rugby è comunque uno sport pieno di regole e moltissima disciplina, nonché valori. Cito ad esempio il fatto che l’arbitro viene rispettato da tutti i giocatori e solo il capitano può parlare con lui. Io inviterei i genitori a vivere l’atmosfera di una partita di rugby. Le tifoserie sono mischiate e non esistono brutte parole o battibecchi sugli spalti perché vige lo spirito del ‘puro sportivo’. Al di là di questo, nelle scuole abbiamo ovviato a questa problematica non facendo contatto fra i giocatori".
"In quel caso facciamo il ‘tag rugby’. I ragazzi sono muniti di cinture e bandierine ed il gesto del placcaggio viene sostituito con lo strappare la bandierina all’avversario. Quindi non c’è assolutamente alcun tipo di contatto. Viene tutto fatto sempre in grandissima sicurezza. Quando la scuola accetta una nostra collaborazione noi andiamo a fare un sopralluogo nel posto dove svolgeremo le attività sportive e portiamo l’attrezzatura per far vedere che la nostra attività è sì sportiva ma non prevede alcun tipo di contatto fra i giocatori. Il contatto viene poi riservato a chi si appassiona a questo sport e si unisce a noi al campo per praticare questa attività in modo agonistico”.
ANEDDOTI
Zorniotti racconta anche aneddoti di socializzazione tra compagni di squadra che grazie al rugby sono divenuti grandi amici: “Potrei raccontare tanti aneddoti. Per esempio è capitato da noi un ragazzo che veniva da una struttura e si è integrato al punto tale che il giorno in cui si è dovuto trasferire per lavoro in un’altra città è stata una botta per tutti. Come pure i disegni che i bambini ci donano ogni Natale e che ci riempiono il cuore di gioia perché sono la testimonianza diretta che siamo riusciti a fare qualcosa di bello per loro. Non per ultimo parlo di un ragazzo che si è dovuto sottoporre ad una piccola operazione chirurgica ed ha ricevuto la videochiamata e le testimonianze di affetto da parte di tutti i compagni di squadra mentre si trovavano al campo ad allenarsi e lui invece era in ospedale. Si instaura un legame profondo tra compagni di squadra”.
IL TERZO TEMPO
Si chiude parlando del famoso ‘terzo tempo’ nel rugby. Ossia un momento di convivialità che i ragazzi di Massimo Zorniotti celebrano offrendo da mangiare alle squadre avversarie. Perché rivali sì, ma solo sul campo: “Per noi il ‘terzo tempo’ è un momento di festa. Viviamo in un Paese dove il calcio è quasi sempre la prima scelta dei ragazzi che decidono di praticare sport. Quindi spesso il rugby è la seconda scelta delle famiglie. Però ci sono anche ragazzi che si innamorano successivamente di questo sport anche per via della convivialità e dell’aggregazione generate dal ‘terzo tempo’. Noi, a fine partita, siamo soliti offrire un piatto di pasta all’avversario per far capire che non esiste l’avversario, ma una squadra di ragazzi come te che sono funzionali a gioco, così come è funzionale l’arbitro. L’importante è essere amici e la competizione finisce con il fischio di chiusura dell’arbitro”.
SERVIZIO NAVETTA
Un’ultima notizia che potrebbe essere d’aiuto a chi non ha mezzi di trasporto per spostarsi ed arrivare al campo di allenamento: “Ad Imperia abbiamo creato un servizio navetta che recupera i ragazzi che hanno difficoltà a raggiungere il campo perché non sempre i genitori sono liberi da impegni lavorativi e possono accompagnare i propri figli nella nostra struttura. E così noi ci offriamo di andarli a recuperare in giro per la città”.