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Politica | 22 dicembre 2023, 17:37

Imperia, mozione sul conflitto israelo - palestinese. Laura Amoretti: "Evidenziamo anche il dramma delle donne in guerra nel mondo"

La capogruppo del "misto" parla del Nobel per la pace 2023 Narges Mohammadi, con una bacchettata a Kissinger, l"ipocrita".

Imperia, mozione sul conflitto israelo - palestinese. Laura Amoretti: "Evidenziamo anche il dramma delle donne in guerra nel mondo"

Innanzitutto desidero ringraziare, a nome del gruppo misto, Sinistra Italiana – Verdi per aver portato questo tema all’attenzione del consiglio comunale.

Il tema della pace è centrale e anche la Città di Imperia può e deve, nel suo piccolo, dire la sua.

Crediamo che, oltre che per le ferme condanne di cui alla proposta mozione,  questa possa essere l’occasione per evidenziare quanto oggi nel mondo le guerre, più o meno dichiarate, colpiscano i più fragili e gli indifesi, bambini e donne su tutti.

Oltre che al dramma palestinese-israeliano, pensiamo alla guerra in Ucraina, a quanto accade in altre parti del mondo. Le notizie di queste ore ci confermano quanto sia grande il dramma delle donne in Afghanistan e in Iran. In Afghanistan, è lancio d’agenzia del 18 dicembre la notizia che, a causa del taglio degli aiuti umanitari internazionali, in assenza di latte e cibo le madri sono costrette a sedare con potenti farmaci i loro figli per calmarli dai morsi della fame.

E’ notizia di ieri che, in Iran, la “sposa bambina” Samira, è stata impiccata dopo dieci anni di detenzione nel braccio della morte. Data in matrimonio a 15 anni aveva ucciso il marito che la violentava.

Il rischio che spesso corriamo è quello di seguire però la notizia del giorno, come avvenuto per l’Afghanistan, la Siria, l’Ucraina, come avviene oggi per Gaza, per poi rapidamente dimenticarla quando altre, nuove, tragedie riempiono le cronache dei giornali.

La pace è argomento serio e non va affrontato con partigianeria, con pregiudizio, con ipocrisia.

Uno spunto di riflessione per noi tutti. Negli scorsi giorni ad Oslo si è celebrata l’annuale cerimonia dei premi Nobel. C’era una sedia vuota che tutto il mondo ha visto, quella destinata a Narges Mohammadi, attivista iraniana, vice-presidente del Centro dei Difensori dei Diritti Umani imprigionata dalle autorità iraniane dal maggio 2016, Nobel per la pace 2023 “per la sua lunga e coraggiosa battaglia contro l’oppressione delle donne in Iran e per la sua lotta per la libertà di tutti” Vuota perché Narges è detenuta perché si trova in carcere proprio in Iran.

Per una curiosa, sinistra coincidenza, mi sovviene che esattamente cinquant’anni fa quella stessa sedia non era affatto vuota ma vi era seduto, sorridente, il vincitore del Nobel per la pace del 1973 quell’Henry Kissinger deceduto pochi giorni fa alla veneranda età di cent’anni. Egli in realtà, dopo l’assassinio di Kennedy, divenne protagonista di una innovativa politica estera. I suoi metodi spregiudicati di azione politica, che non escludevano pesanti interferenze, anche militari, su governi e politici stranieri, miravano a salvaguardare a tutti i costi il potere statunitense e impedire la sopravvivenza di realtà politiche ritenute ostili, come nel caso del Cile e dell'Argentina. Metodi poi aspramente criticati.

Il New York Times, non un giornale della sinistra antagonista o della destra reazionaria, lo scorso 30 novembre, ha ricordato il potente ex segretario di stato americano con un editoriale che già dal titolo “l’ipocrita” non ammette interpretazioni. Vi invito a leggerlo per intero, ci aiuterà a comprendere il divario che spesso c’è tra ciò che si racconta e ciò che si fa. A capire che quando si è innamorati dell’esercizio del potere si diventa privi di preoccupazione per gli esseri umani lasciati per strada. Va da sè che tra la sedia per la pace del 1973 e quella del 2023 va scelta la sedia vuota. Riempiendola, non solo idealmente, di azioni concrete. Anche piccole, partendo da noi.

Auspichiamo quindi che il nostro contributo possa servire alla giusta e doverosa discussione di questo Consiglio.

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