Al Direttore - 22 dicembre 2023, 17:57

IL CASO a Imperia: “Non basta sapere di Allah e Maometto, se vivi in Italia devi studiare anche la storia italiana”

Durante un'interrogazione al Vieusseux l'insegnante avrebbe inveito contro una ragazza "di un'altra razza", studenti in assemblea

Riceviamo e pubblichiamo

"Poco più di un mese fa, un episodio verificatosi all'interno di una classe del Liceo G.P. Vieusseux di Imperia, ha contribuito a suscitare grande sdegno e disapprovazione, forse anche un senso di vergogna, non soltanto negli alunni direttamente coinvolti, bensì anche nei compagni, genitori e professori dell'intero istituto.

In data 10 novembre 2023, durante un'interrogazione di Storia dell'arte inerente ad un lavoro di gruppo assegnato in precedenza ad una classe quarta, l'insegnante in questione avrebbe inveito contro una ragazza a causa della sua mancata risposta ad una domanda rivoltale poco prima, nonostante, come si potrà evincere successivamente dal racconto dei fatti, ciò sembri essere stato più un pretesto per denigrare ed umiliare pubblicamente l’alunna, dal momento che le medesime imprecazioni non sono state invece rivolte alla sua compagna, anch’essa sottoposta quel giorno alla verifica orale, sebbene nemmeno lei abbia saputo soddisfare il quesito in modo pertinente.

La differenza, evidenziata chiaramente dall’insegnante, sta semplicemente nella rispettiva cultura d’origine delle due studenti. Mentre infatti una proviene da una famiglia italiana, l’altra affonda le sue origini nella cultura musulmana. Proprio in virtù di ciò, dunque, durante il colloquio la professoressa le avrebbe rivolto frasi del tipo: 'Non basta sapere di Allah e Maometto, se vivi in Italia devi studiare anche la storia italiana', “'ei maggiorenne non solo per firmare i fogli, ma anche per sapere che non basta conoscere la storia del tuo Paese di provenienza e che c’è anche quella del luogo in cui vivi', o ancora: 'Non basta studiare sui pezzettini', alludendo con quest’ultimo termine alle schede che l’alunna è legittimata ad utilizzare durante verifiche scritte e prove orali come supporto ad una corretta comprensione della lingua italiana.

La questione, però, non si riduce a questo. Non contenta, infatti, l’insegnante, dopo aver domandato retoricamente alla ragazza se fosse necessario ripetere quanto affermato poco prima in una lingua diversa, avrebbe addirittura chiesto di tradurre tutto in inglese ad un’altra allieva, la quale ovviamente si sarebbe rifiutata, stando in silenzio, di compiere un gesto a tal punto umiliante sia per se stessa che nei confronti della sua compagna.

L’insegnante, entrata poi a conoscenza della sua media scolastica molto alta in inglese, avrebbe addirittura accusato la ragazza chiamata in causa di non essere in grado di comunicare una frase banalissima in una lingua straniera, nonostante la sua brillante condotta.

A questo punto, alla protesta avrebbe cominciato ad aggiungersi l’intera classe, manifestando fermamente il proprio dissenso in merito a ciò che stava accadendo, nonché la propria incapacità di comprendere quale fosse la correlazione tra il fatto che la prima delle studentesse interrogate non avesse riposto ad una domanda e la sua religione, ed in tutto ciò la professoressa, sentendosi evidentemente provocata, avrebbe continuato imperterrita a giustificarsi, avvalendosi di argomentazioni quali: 'Non ho parlato di religione, ho parlato della sua ra-"'(razza), 'Non ho parlato della sua ra-, ma del suo Paese d'origine. In Italia non si insegnano la letteratura, la storia, la religione del Paese d'origine, ma la storia, la letteratura, la religione, la filosofia del nostro Paese', ancora: 'Qual è il problema? Lei semplicemente non sa rispondere alle domande perché dalla prima ad oggi ha il foglietto, impara a memoria quello che c'è sul foglietto, e se è onesta lo dice..... se è onesta lo dice che non si può chiedere oltre perché quel foglietto deve bastare', e la lista sarebbe ancora lunga. 

Considerando la gravità dell’episodio, al termine della “lezione” di arte, la classe avrebbe unanimemente deciso di indire un’assemblea straordinaria durante un’ora buca successiva al fine di confrontarsi e prendere provvedimenti. Tuttavia, proprio durante il momento dell’assemblea, sarebbe sopraggiunta la professoressa scortata da una collega, nonché vicepreside della scuola, le quali insieme avrebbero prelevato dall’aula le due ragazze interessate, con anche la rappresentante di classe, con l’intento di condurle in un’altra stanza più appartata.

Lì, alla presenza anche dell’altro vicepreside, il quale vedendo la scena aveva già stabilito di intervenire per calmare la situazione in qualità di mediatore, le due insegnanti avrebbero rivolto minacce ed intimidazioni alle studentesse, pronunciando ad esempio le seguenti parole: 'Sono accuse gravi da fare a un professore', 'Vi trovate in un bel guaio se siamo arrivati a questo', 'Non vi conviene andare avanti su questa strada', provocando naturalmente in questo modo il pianto di tutte e tre le ragazze.

È chiaro che un evento del genere abbia subito scatenato la reazione di tutti noi, alunni e docenti, e smosso le coscienze a prendere provvedimenti seri il prima possibile. Nel frattempo, vogliamo ribadire con forza quanto sia stato turpe, meschino, indice di ignoranza l’atteggiamento delle insegnanti in questione, e quanto squallido e triste sia stato questo episodio, un vero colpo basso per il Liceo G.P Vieusseux, di cui sicuramente non si può andare fieri".

LETTERA FIRMATA