Da questo tratto privilegiato di Oneglia sono passate le vicende di questa città e ancora prima che questo territorio con altri centri limitrofi desse vita a Imperia. La Calata è stata dunque testimone di eventi e di profonde modifiche, anche di cambiamenti radicali.
Basta solo dare un'occhiata alle vecchie foto ingiallite di una volta per poter comprendere a pieno la rilevanza di tali cambiamenti. Grandi navi mercantili, lo ricordava già mio nonno navigante di lungo corso e Capohorner, all' approdo per sbarchi ed imbarchi, distese di fusti d'olio, di sacchi di grano ucraino, di carrube, di pistacchi, di regolizia di legno, e poi di auto, di carne argentina, di sacchi di cemento.
Le tettoie per riparare la merce: la prima dell'anteguerra, aperta con tetti di lamiera; la seconda, nel dopoguerra, chiusa e in cemento. Canali al lavoro, plance, assi, cavalletti, rotaie e treni, autocarri in fila, le grandi gru al lavoro, l'antica chiamata dei portuali per i turni di lavoro, le assemblee dei lavoratori, con i ministri della Marina mercantile o, più tardi, con gli assessori regionali ai trasporti, quando qualche problema minacciava i traffici, le lotte per la gru della Regione, il raccordo ferroviario, gli attracchi sul molo lungo, per la banchina oceanica.
Di quelle epoche, di quei ricordo che si pensava dimenticati sovviene il tempo delle crociere domenicali immortalate in qualche vecchia tovaglietta o cartina del 1933 e dintorni.
Il passato, il presente e il futuro di Imperia passano anche di lì. Dall'Oneglia dei Doria a quella sabauda, da quella napoleonica a quella dei primi anni dell'ottocento Regno d'Italia, a quella che iniziò con la nascita di Imperia cento anni fa.
La banchina di Calata Cuneo resta un luogo della memoria, una memoria che resta indelebile nella storia della città, mentre avanza negli anni.
Pierluigi Casalino