Nonostante ogni tanto qualcuno provi a cantare vittoria, la provincia di Imperia esce fortemente ridimensionata dall’analisi di Istat sugli indicatori di benessere. Stando all’ultimo report ‘BesT’ che offre un’analisi integrata degli indicatori Bes dei Territori la nostra risulta essere la più svantaggiata in Liguria e tra le peggiori in Italia per il 44,3% degli indicatori di benessere.
L’analisi comprende un set delle misure del benessere equo e sostenibile e le integra con ulteriori indicatori di benessere in grado di cogliere le specificità locali. Ciascun report BesT presenta il profilo di benessere delle regioni e delle loro province sotto vari aspetti: la posizione nel contesto nazionale ed europeo, i punti di forza, gli svantaggi, le disparità territoriali, le evoluzioni recenti. Queste letture, proposte annualmente, si completano con alcuni indicatori sul territorio, la popolazione, l’economia.
“Quasi tutti gli indicatori del dominio istruzione e formazione si attestano per questa provincia sui livelli peggiori della regione - si legge sul report di Istat - nel dominio qualità dei servizi la metà delle misure provinciali ricade nelle classi bassa e medio-bassa, soprattutto per i risultati modesti in termini di benessere di alcune province. Il tasso di emigrazione ospedaliera in altra regione è superiore alla media del Nord-Ovest e a quella Italia in tutte le province. Punti di debolezza emergono anche nel dominio ambiente, segnalati in particolare dagli indicatori sulla popolazione esposta ai rischi frane ed alluvione e da quelli sulla produzione e sulla raccolta differenziata dei rifiuti. Inferiore al valore medio nazionale in tutte le province anche la quota di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili”.
In provincia di Imperia si riscontrano anche i maggiori squilibri in tema di disuguaglianze territoriali: “Nei domini salute, sicurezza e qualità dei servizi oltre la metà degli indicatori evidenzia ampi divari tra la provincia con i risultati migliori e quella con i risultati peggiori. Invece, la distanza è minima per la maggior parte degli indicatori dei domini lavoro e conciliazione dei tempi di vita e politica e istituzioni”.
Per quanto riguarda la situazione regionale, il report Istat recita: “Il livello di benessere relativo delle province liguri è inferiore rispetto al complesso dei territori del Nord-ovest e prossimo a quello dell’Italia. Classificando le province italiane in cinque classi di benessere relativo (bassa, medio-bassa, media, medio-alta e alta), nell’ultimo anno di riferimento dei dati (2020-2022) il 39,7% delle misure disponibili colloca le province liguri nella classe alta e medio-alta (a fronte del 50,1% del Nord-ovest e del 42,7% dell’Italia). I segnali di svantaggio sono meno frequenti. Il 27% delle misure si concentra nella coda della distribuzione, ovvero nelle due classi di benessere relativo più basse (la media delle province del Nord-ovest è 28,2% e quella dell’Italia 33,9%)”.
I risultati migliori in regione arrivano dalla città metropolitana di Genova: “si distingue dalle altre province liguri per la quota maggiore di indicatori nelle classi di benessere alta e medio-alta (49,2%) e la minore nelle classi bassa e medio-bassa (19,7%). Confrontando i domini, i risultati migliori si registrano in quello relativo al lavoro e conciliazione dei tempi di vita, dove il 4,2% delle misure è nella classe di benessere alta, il 66,7% nella medio-alta e nessuna provincia ligure rientra nella classe di coda della distribuzione nazionale”.
Come si colloca la Liguria nell’ambito europeo? “Sopra la media europea per tre dei nove indicatori BesT disponibili per il confronto: speranza di vita alla nascita e mortalità infantile nel dominio salute (34°e 97° posto su 234 regioni; anno 2021); partecipazione elettorale nel dominio politica e istituzioni (83° posto su 226 regioni per cui il dato è disponibile; anno 2019) - si legge nel report BesT - tutti i restanti indicatori, nei domini istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, ambiente e innovazione, ricerca e creatività sono su livelli più bassi della media Ue27. Le distanze sono piuttosto contenute per la partecipazione alla formazione continua, che nel 2022 fa rientrare la Liguria nella prima metà della graduatoria delle regioni europee”.
Il territorio ligure al 1° gennaio 2023, comprende 234 Comuni, tre Province e una Città Metropolitana. Il 47,2% della popolazione vive in città e il 42,8% in piccole città e sobborghi. Nelle aree interne, distanti dai centri di offerta di servizi essenziali, risiede solo il 13,4% della popolazione (22,7% la media-Italia). Al 1° gennaio 2023 la popolazione regionale supera 1,5 milioni di abitanti e rappresenta il 2,6% della popolazione italiana. La dinamica demografica resta nel complesso negativa (-1,5% dal 1° gennaio 2020; -1,3% la variazione a livello nazionale). L’economia regionale mostra una spiccata vocazione nel terziario: gli occupati nel settore dei servizi sono l’80,7% (73,3% la media nazionale). Il valore aggiunto complessivo generato nel 2020 è di 40.953 milioni di euro correnti (26.913 euro per abitante), il 2,7% del valore aggiunto nazionale.