Una nuova arma contro la vespa velutina, autentica assassina delle api. Non si tratta di uno strumento risolutivo ma il grido di lotta – e di dolore per le vittime - lanciato ieri dall’Agriturismo Cà Sottane da Andrea Romano, tecnico e responsabile provinciale dell’Associazione ligure Produttori Apistici Miele e Laura Russo, consigliere della stessa associazione che apre alla speranza.
“La nostra esperienza ci dice che l’eradicazione definitiva della vespa orientale è un’illusione – evita trionfalismi Romano – ma possiamo contenere la sua diffusione con le 'armi' ideate dagli spagnoli, le arpe”.
In Spagna, infatti, dove l’insetto si è diffuso molto prima che da noi e approfonditamente studiato il fenomeno, hanno realizzato uno strumento particolare. “Si tratta di un pannello con tanti fili verticali – racconta il tecnico - percorsi da corrente elettrica ad altissima tensione e distanziati di 2 centimetri e mezzo: le api più esili possono passare, la vespa velutina, invece, più corpulenta tocca i fili e viene fulminata”.
Nell’incontro aperto a tutti, apicoltori e non, hanno appunto fatto il punto sulla attuale situazione della lotta tra le api i loro nemici. “La vespa velutina è arrivata dalla Francia anni fa – prosegue – Prima, dal 2013 al 2017, ha invaso la nostra provincia, poi tutta la regione e attualmente è arrivata anche in Toscana”.
Un nemico mortale che stermina le api ma che può essere contenuto con uno strumento di cui tanti apicoltori non conoscono neppure l’esistenza. “Come abbiamo già spiegato – prosegue Laura Russo – non possiamo sperare di eliminare completamente quell’insetto asiatico ma, con le arpe, e il 'trappolaggio' delle vespe regine possiamo prevedere di limitare parecchio la loro diffusione e soprattutto i loro danni”.
Il “trappolaggio” è una tecnica che, tramite una semplice bottiglia con la birra, imprigiona le loro regine impedendo la nascita di altri insetti. Insomma soltanto con la lotta integrata gli apicoltori possono vincere la guerra, salvando gli alveari e la produzione di miele.
“Nel territorio compreso tra Imperia e Ventimiglia – continua Andrea Romano – possiamo prevedere un danno economico di 100 euro per ogni alveare: basti pensare che, a livello nazionale, la produzione di miele è calata del 70 per cento”.
Purtroppo tra i nemici delle api ne esiste uno invincibile. “Il clima non lo possiamo cambiare – ammette ancoralo studioso anche dotato di una laurea in scienze forestali – Quello crea notevoli problemi alle api incapaci di regolare i loro ritmi su un clima spesso inspiegabile”, conclude.