I dati su occupazione e povertà licenziati in questi giorni dall’Istituto nazionale di statistica ed elaborati da Marco De Silva responsabile Ufficio Economico Cgil Genova e Liguria indicano come in Liguria all’aumento del lavoro aumenti la povertà.
“Pur considerando l’aumento dell’occupazione come un fatto positivo bisogna abbandonare i toni trionfalistici e oltre all’elemento quantitativo si deve valutare quello qualitativo – commenta il Segretario Generale Cgil Liguria Maurizio Calà - l’occupazione cresce prevalentemente nei servizi e nel turismo (solo nei servizi, vero cuore dell’occupazione in Liguria con il 76,6% del totale degli occupati, si registra un aumento sull’anno precedente di oltre 21 mila unità), comparti tradizionalmente composti da contratti stagionali o da bassa intensità di lavoro come nei settori delle pulizie o le mense. In queste condizioni, pur lavorando, una famiglia può vivere condizioni di grande difficoltà”.
Analizzando i dati si nota come all’aumento dell’occupazione (nel primo trimestre 2023 gli occupati in Liguria hanno raggiunto quota 612.272) corrisponda l’aumento della povertà: su una popolazione di 1 milione e mezzo di abitanti si stimano in 366 mila le persone a rischio povertà, un quarto circa dei suoi abitanti.
La Liguria è la prima delle regioni del nord Italia con questo triste primato (24.3 per cento). Ma ad aumentare è anche la povertà in relazione al lavoro con l’indicatore relativo alla bassa intensità lavorativa che passa dal 9.1 per cento del 2021 all’11.6 per cento del 2022, ciò significa che quasi 3 lavoratori su 10 lavorano poco e neppure sempre “Credo sia arrivato il momento di abbandonare i toni trionfalistici e indirizzare gli sforzi della Regione Liguria a rendere le condizioni del lavoro meno precarie”.