“Il rischio di essere esclusi dalle decisioni è alto, dobbiamo essere uniti”. È l'invito lanciato dai sindaci della Valle Argentina agli almeno 300 badalucchesi riunitisi per l’assemblea pubblica sulla questione diga. Dalla popolazione la richiesta di prendere una posizione netta e chiara contro qualsiasi tipo di diga.
Il confronto è stato aperto dai primi cittadini di Badalucco, Taggia, Montalto Carpasio, Molini di Triora, Triora. Dagli amministratori non è stata nascosta una certa difficoltà nel trattare l’argomento, a causa della scarsità di dettagli e informazioni nelle loro mani. Ad oggi non è stato ancora pubblicato il documento con cui il Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti indica gli elementi che hanno portato al decreto che stanzia ben 600mila euro per uno studio di fattibilità (non un progetto) per la eventuale costruzione di una diga sul torrente Argentina. Se ne occuperà la società Rivieracqua, titolare della gestione del servizio idrico integrato nella provincia di Imperia che a sua volta ha cofinanziato con ulteriori 200mila euro, arrivando così ad un totale di 800mila euro.
GLI INTERVENTI DURANTE L'ASSEMBLEA
Paura sacrosanta
“Non siamo in grado di dare informazioni e risposte. - ha esordito Matteo Orengo, sindaco di Badalucco - C’è vicinanza tra amministrazioni e popolazioni. Ci responsabilizziamo e ci facciamo portatori tra istituzioni della sacrosanta paura e della vostra voce sul no a una diga su qualsivoglia paese".
Dal sindaco di Montalto Carpasio, un sì alla possibilità di invasi moderati ma un secco no a qualsiasi altro progetto: "Quello che è stato combattuto e vinto negli anni 60 non va messo in discussione". Manuela Sasso, sindaco di Molini di Triora, ha ribadito: "È ancora prematuro, non c'è un progetto. Si parla di uno studio di fattibilità per affrontare il problema idrico. Siamo disposti ad andare al Ministero se necessario". Il sindaco di Triora, invece, ha parlato di unità: "Siamo d'accordo nel dire 'No alla diga'. Triora si mette nei panni di Badalucco e cerca di aiutare volentieri anche se non toccata dall'opera".
C'è il rischio di essere esclusi dal tavolo delle decisioni.
"Noi abbiamo appreso la notizia della diga come voi, dai giornali. - ha rimarcato Mario Conio, sindaco di Taggia - Sul mio territorio ho valutato un piccolo invaso. Il rischio oggi è di mostrarci solo sulle barricate. A quel punto il Ministero non apre confronti con nessuno e vanno avanti. Dobbiamo dimostrare maturità che vuol dire un territorio coeso. Oggi c'è solo un finanziamento per uno studio di fattiibilità su una situazione che non conosciamo. Vogliamo orientare le scelte che vengono fatte sui nostri territori. Altrimenti rischiamo di subirle".
"Noi dobbiamo essere in grado di esprimere con chiarezza la nostra avversità sulla grande diga ma fare in modo di sederci al tavolo delle decisioni. - ha aggiunto - Se diventiamo solo oppositori di tutto e di tutti, rimaniamo da parte e le decisioni ci passano sopra la testa. Dobbiamo avere la forza di essere determinati e l'assemblea lo è e noi lo saremo. Il rischio di essere esclusi è alto. Ci vuole maturità e responsabilità da parte di tutti. Non abbiamo dormito. Il problema lo sentiamo tutti e personalmente. C'è preoccupazione".
La diga di Glori fa ancora paura
Non si sa ancora dove potrebbe nascere l’opera ma il timore comune è che possa essere portata avanti la famosa diga di Glori, bloccata a lavori già iniziati, nel 1963, con una rivolta popolare partita proprio da Badalucco. Il ricordo di quella lotta è tutt'altro che sbiadito come testimoniano gli interventi dei cittadini sentiti durante la serata. Dalla gente sono arrivati diversi spunti: dalla preoccupazione del mancato coinvolgimento delle istituzioni locali, passando per le criticità legate all'acquedotto prioritarie rispetto alla costruzione di un invaso, considerando l'impegno economico messo dallo Stato.
La lettera dei badalucchesi
Nei giorni scorsi, nei Comuni di Taggia e Badalucco è stata recapitata una lettera scritta da Franco Bianchi e Antonio Panizzi, portavoce di numerosi badalucchesi preoccupati che hanno sottoscritto il documento.
"Desideriamo che ci sia unità tra di voi e tra di noi ma contro ogni tipo di diga. Con la diga di Glori erano partiti da 30 metri e poi sono arrivati a 80 metri poi hanno fatto una variante ed è cresciuta ancora. Parlo per memoria. Se facessero tre dighe da 15 metri, poi in corso d'opera fanno una variante e si passa a 25 metri, cosa cambierebbe? A noi anche le dighe di 15 metri non ci stanno bene. - ha spiegato Bianchi - Comprendiamo il problema della siccità ma ci sono altre possibilità: le briglie con traverse di 4 - 5 metri e larghe 36 metri, collegate ad un impianto idroelettrico. Queste non fanno paura e rallenterebbero il corso dell'acqua. Si può discutere ma non su una diga superiore a 5 metri. Mi preoccupa pensare alle bombe d'acqua viste ultimamente, non possiamo essere tranquilli con una diga sopra le nostre teste. Il nostro documento, finisce con la frase: insieme per amore contro ogni forma di diga. Se siamo tutti uniti, popolazione e sindaci, questa battaglia la vinciamo. Una volta che avremo elementi certi, sarà troppo tardi. Muoviamoci preventivamente".
La richiesta ai consigli comunali
"Chiedo che i sindaci riuniscano i consigli comunali e si ponga all'ordine del giorno un punto dove si dica che si è contrari ad ogni sbarramento sul torrente Argentina. Vediamo quali amministratori saranno a favore o contro. Dobbiamo essere uniti come 60 anni fa. - ha esortato Antonio Panizzi - Dovete passare dalle parole ai fatti e mettere nero su bianco che siete contrari".
Orientare le scelte per non subirle
La chiosa sulla serata è arrivata dal sindaco di Badalucco: "Diciamo un no preventivo ad una diga ma deve esserci data anche la possibilità di essere informati e coinvolti per capire esattamente di cosa stiamo parlando. Solo così è un no chiaro. Solo così possiamo incidere ed orientare altrimenti rischiamo solo di subire. Il confronto quando è civile e basato su rispetto e fiducia, diventa un'arma che ci fa essere più forti e coesi e quindi in grado di incidere sulla sorte dei nostri territori. Appena avremo ulteriori novità o informazioni ci preoccuperemo di comunicarle alla popolazione anche attraverso nuove assemblee pubbliche".