Sanità - 16 aprile 2023, 09:48

Egosurfing e narcisismo digitale: cosa sono e come affrontarli

Cercheremo di capire proprio il limite oltre il quale è bene fare attenzione.

Il narcisismo digitale riguarda il controllo della visibilità e delle informazioni su internet che ci riguardano. Il narcisismo è stato ampliamente descritto nella letteratura psicoanalitica e sappiamo che può essere associata a risvolti patologici o meno. Anche quindi il così detto narcisismo digitale può essere considerato entro certi limiti non dannoso, ma in altri può diventare fonte di problematiche psicologiche di un certo rilievo. Cercheremo di capire proprio il limite oltre il quale è bene fare attenzione.

Banalmente possiamo dire che il narcisismo digitale è legato al controllo dei like o comunque della visibilità in rete. Sicuramente laddove un individuo si accorge di essere dipendente o, comunque legato al controllo del numero dei like, è sicuramente di fronte ad un problema. Non parliamo solo però della problematica della dipendenza, ma di un aspetto più profondo che trova collegamento con la propria autostima o ancora meglio con il nostro vero Sé. Infatti, in molti casi l’utilizzo dei vari social più che un esprimere è un esporre se stessi. Esprimere vuol dire portare fuori e si configura come una ricerca di sè ed è, quindi, più legato al processo di individuazione. Invece esporre se stessi, cercando esclusivamente i like e quindi il riconoscimento, è legato al processo di identificazione. Il processo di individuazione è, secondo la psicologia analita di Jung, la spinta verso la propria individualità, mentre l’identificazione è quel processo (spiegato ampliamente da Freud) che riguarda tutte le situazioni in cui un soggetto assimila tratti di un altro individuo.                     Una eccessiva esposizione, senza un senso profondo, procura una deriva dal centro di sè da cui nasce quel sentimento di alienazione che è vissuto e patito, ma non riconosciuto. Diventa più importante la visibilità che non il valore e il senso di quello che si sta facendo e ciò porta inevitabilmente al vissuto di alienazione; quindi, ad una regressione della propria personalità. In altre parole, se è maggiormente presente l’identificazione con il mondo di fuori (spinto dalla ricerca di consenso, di “like”) viene meno il contatto con il proprio sé. L’archetipo del Sé è il più importante elemento di sviluppo della personalità, Jung identifica il Sé, non solo come nucleo della vita psichica, ma anche come sua realizzazione e meta.

A questo fatto si aggiunge un aggravante, infatti se l’idealizzazione della propria popolarità sul web si scontra con una realtà insoddisfacente, l’individuo sviluppa inevitabilmente un sempre maggiore distacco dalla realtà che può portare a diverse problematiche anche molto gravi.

Alla luce di quanto detto, possiamo dire che la misura per comprendere se un fenomeno, come il così detto narcisismo digitale, diventa patologia deriva principalmente da quanto la vita virtuale diventa più importante e prevalente rispetto alla vita relazionale, fatta di confronto e contatto con gli altri. Inoltre, possiamo ricavare un altro campanello d’allarme: quando ci accorgiamo che i contenuti postati hanno l’esclusiva finalità di raccogliere visualizzazioni senza una riflessione precedente (lo vediamo chiaramente nei fenomeni che riguardano il postare video che ritraggono lo stesso individuo mentre commette azioni discutibili, a volte anche addirittura mentre sta commettendo dei reati anche gravi).

Nel famoso mito, Narciso si innamora della sua immagine riflessa, rimane quindi sulla superficie senza andare in profondità. Lo stesso accade con il narcisismo digitale dove la potenza del mezzo restituisce al soggetto un’immagine di sé che lo porta ad una espressione degli aspetti superficiali/estetici anziché etici.  Il tema dell’uomo etico ed estetico di Kierkegaard, noto filosofo, diventa attuale. Per il filosofo danese l’angoscia scaturisce propria quando l’Io non riesce ad essere se stesso.

E’ sempre bene ricordare che non ci può essere salute psichica se non siamo in sintonia con il nostro profondo essere, con il nostro Sé; quindi bisogna salvaguardarne il contatto. Metaforicamente troviamo questo tema anche nell’Apocalisse di Giovanni 2:17 con l’immagine del ritrovamento del “nostro vero nome”, dove si legge “A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve‘. Ciascuno è destinato a scoprire il senso profondo della sua anima. Quindi la deriva alla ricerca del consenso altrui, che non è la relazione con l’altro, specialmente in una società altamente estrovertita e consumistica, diviene una grave minaccia alla propria individuazione. Manca completamente la relazione significativa con l’altro di cui parla Martin Buber nel suo libro “Il principio dialogico”. Senza questa relazione significativa non emerge la Soggettività intima ed individuale, e l’individuo si perde negli eventi di massa. Diceva Henry David Thoreau, noto filosofo statunitense: “Se io non sono io chi lo sarà?”; indicando con ciò il valore irripetibile di ciascuno quando evolve verso la propria unica Soggettività

 

                                                                                              Dott. Irene Barbruni

 

 

 

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L'Infermiere è un professionista sanitario laureato il cui compito è la somministrazione della cura, il controllo dei  sintomi e la  cultura all’ Educazione Sanitaria.

 

                                                                                                          Roberto Pioppo