Carnevale non è solo maschere, coriandoli e stelle filanti: è anche buona cucina e dolci che trasmettono allegria e puntano i riflettori sulla tradizione regionale, ancora una volta protagonista sulle nostre tavole. Come ogni anno, in Liguria spopolano le classiche bugie (o boxìe), conosciute in tutta Italia con nomi e forme differenti.
Anche note, infatti, come chiacchiere, sprelle, crostoli, frappe o cenci a seconda della regione di provenienze, le nostre amate bugie non sono altro che una pasta dolce, croccante e friabile: un impasto modellato in sottili nastri ritorti, sfoglie e triangoli, fritti (o al forno, per i più salutisti) e cosparsi di zucchero a velo.
L’origine di questo particolare dolce è antica e illustre. Si fa risalire all’Antica Roma, dove i fritcilia – dolci quasi sempre rotondi, fritti nel grasso di maiale – venivano serviti in occasione dei Saturnali, tradizionali feste e banchetti in onore di Saturno che iniziavano il 17 dicembre e celebravano la gola e l'abbondanza della terra. Celebrazioni antenate dell’odierno Carnevale, insomma, accompagnate da leccornie analoghe, la cui ricetta fu per altro citata anche dallo stesso Marco Porcio Catone nel suo De agri cultura intorno al 160 a.C. circa. La tradizione di friggere in grandi quantità queste frittelle rimase in auge anche in epoca cristiana, quando questi particolari dolci rappresentavano ghiotte prelibatezze prima del periodo ella Quaresima, il cui inizio coincide proprio con il mercoledì immediatamente successivo al martedì grasso (le Ceneri, ndr).
Secondo una leggenda più recente, la storia delle bugie (intese in questo caso nella loro accezione di chiacchiere) si interseca con quella della monarchia sabauda. Pare, infatti, che la Regina Margherita di Savoia – consorte di re Umberto I e madre di Vittorio Emanuele III, oltre che dedicataria della pizza più famosa al mondo – avesse chiesto all’allora cuoco di corte, Raffaele Esposito, di preparare qualcosa per i suoi ospiti affamati dopo una lunga mattinata di discorsi. E proprio a questa chiacchierata deve uno dei propri appellativi più famosi il dolce che ne derivò.
Legata indissolubilmente alla nostra Liguria, la Regina Margherita si innamorò di Bordighera fin dal suo primo soggiorno nella bella cittadina dell’imperiese, avvenuto nel 1879 presso l’allora Villa Bischoffsheim a seguito dell’attentato che nel novembre del 1878 subito a Napoli da suo marito, il Re d’Italia. Tornata in Liguria svariate volte da quel momento in poi, nel 1914 la sovrana decise di acquistare la struttura (divenuta nel frattempo Villa Etelinda), all’interno del cui enorme parco fece costruire dall'architetto Luigi Broggi la propria nuova dimora, inaugurata nel 1916. Da allora fino alla propria morte, sopraggiunta a gennaio del 1926, ogni anno da maggio a dicembre la Regina Margherita soggiornò stabilmente in Riviera.
“Il Carnevale – commentano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale – trae le fila dalla tradizione rurale, tutelata ancora oggi dal marchio Campagna Amica. Una campagna dove, fin dall’epoca più antica, questa particolare festività segnava il passaggio tra la stagione invernale e quella primaverile, con il conseguente inizio della semina nei campi, indiscusso sinonimo di prosperità che, in quanto tale, doveva essere festeggiata con dovizia. I banchetti carnevaleschi, inoltre, sono tradizionalmente molto ricchi di portate anche perché, in virtù della tradizione cristiana, un tempo in questo periodo si usava consumare tutti i prodotti della terra non conservabili in vista del digiuno quaresimale”.