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| 16 novembre 2022, 07:14

Ventimiglia: migranti e braccio di ferro Italia-Francia, Ioculano a Toti "Forse non si è accorto che la città è in Italia"

L'ex Sindaco della città di confine ha analizzato la situazione dopo il botta e risposta tra Macron e Meloni e dopo quello tra lui e il Governatore ligure sulla gestione dei profughi al confine

Ventimiglia: migranti e braccio di ferro Italia-Francia, Ioculano a Toti "Forse non si è accorto che la città è in Italia"

“Quando due paesi che sono amici vanno allo scontro come adesso, mostrandosi i muscoli uno con l’altro, ci vanno di mezzo i migranti ma anche chi vive e chi lavora a cavallo del confine. Tutto senza ottenere nulla”.

Sono le parole di Enrico Ioculano, ex Sindaco di Ventimiglia e attuale Consigliere regionale che è stato ospite ieri sera della trasmissione ‘Due Ciapeti con Federico’, come ogni martedì condotta da Federico Marchi.

L’ex primo cittadino ha commentato la situazione che si sta creando ai confini tra Ventimiglia e Mentone, per le tensioni tra Roma e Parigi: “L’episodio che ha fatto scatenare l’azione e reazione – prosegue – è stato il mancato ok allo sbarco di alcune decine di persone. E noi siamo coscienti del fatto che, la stragrande maggioranza dei migranti che arrivano in Italia non vogliono rimanere nel nostro paese ma voglio superare il confine, visto che chi arriva a Ventimiglia vuole andare in Francia e, in qualche modo riesce ad arrivarci. Anche perché se non fosse così nella città di confine vivrebbero circa 400mila persone, visti gli arrivi registrati negli ultimi 7 anni”.

Secondo lei è una ritorsione, quella della Francia? “Ritengo che, a un certo punto, terminate le elezioni chi governa deve cambiare registro e finirla con il registro e la retorica da piazza. Il nostro rapporto con la Francia si basa anche su un debito comune che dobbiamo trattare con l’Europa. Il paese transalpino è un buon partner sul piano energetico, visto che prendiamo buona parte dell’elettricità oltre confine. Entrambe le parti dovrebbero fare un passo intelligente indietro e, prima di alzare i toni bisognerebbe capire cosa si può ottenere. Secondo me non si ottiene nulla e, soprattutto, bisognerebbe capire gli effetti collaterali che possono nascere”.  

Quale potrebbe essere una buona via d’uscita? “Bisogna innanzi tutto abbassare i toni e riprende i rapporti sui temi che ci uniscono. Sicuramente quello dell’immigrazione fa discutere Italia e Francia da tempo e, seppur sia retorico, l’Unione Europea se ne deve fare carico. Guardando i numeri complessivi dei richiedenti asilo è palese che l’Italia è quella che ne ha pochi e sono Francia e Germania a farsene maggiormente carico. Quelli che sono in linea con l’attuale governo Meloni, come Polonia e Ungheria, invece se ne guardano bene dal farlo. Ma questo fa ricadere sull’Italia ripercussioni molto forti. Non dimentichiamo che gli sbarchi rappresentano il 16/20% degli arrivi, mentre la rotta balcanica è molto più complessa e corposa. Dobbiamo decidere il da farsi e la politica da adottare. Nei giorni scorsi, con l’ex Ministro Orlando abbiamo fatto un giro tra Confindustria e Camera di Commercio che ci hanno confermato la forte richiesta di mano d’opera. La crisi demografica, infatti, inizia a far sentire l’assenza di persone che possono entrare nel mondo del lavoro, al netto dei discorsi sul reddito di cittadinanza. La politica dovrebbe occuparsi di trovare un punto di incontro tra le nostre necessità e i flussi in arrivo”.

Si discute del problema anche a livello regionale, tra lei e il gruppo del Presidente Giovanni Toti, che ha sottolineato come la questione sia stata affrontata fino a pochi mesi fa dal suo schieramento: “La situazione è quasi imbarazzante perché il Presidente non entra nel merito. Soprattutto perché sostiene che la Francia lascia i migranti senza assistenza e senza un tetto. Penso, però, che fino a quando le persone sono sul nostro territorio è l’Italia che deve occuparsene. Se c’è questa preoccupazione dell’apporto umanitario da parte del presidente Toti non ce ne eravamo accorti. Negli ultimi due anni la città di Ventimiglia non ha un centro di accoglienza, ma i flussi continuano ad arrivare e, quindi, le persone si arrangiano come possono, distribuendosi in città creando situazioni di disagi per chi ci abita e lavoro. E’ quindi sbagliato il paradigma di chi diceva, fino a due anni fa, che i migranti arrivavano perché c’era il centro di accoglienza e, invece, vista la situazione è palese che arrivino perché c’è il confine”.

E poi Ioculano chiude sferrando la stoccata al Governatore: “Se il Presidente Toti ritiene di intervenire lo faccia perché in questi anni non solo non se ne è occupato ma, quando i suoi compagni del centrodestra hanno fatto in modo che si smantellasse il centro di accoglienza, lui non è certo intervenuto. Io ho polemizzato con Toti solo su questo aspetto, visto che è da 7 anni Presidente della Regione e non si è accorto che sia l’Italia ad occuparsi dei profughi. Questo sia dal punto di vista umanitario ma anche per gli effetti collaterali per i residenti”.

Carlo Alessi

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